Entrevista a Alessandra Bera (Piemonte)

Vinho ao Vivo 2018, Festival Europeu do Terroir, 13 e 14 de Julho

Entrevistas realizadas por Nadir Bensmail d’Os Goliardos

1. Bera, Barbera, una famiglia predestinata?

Se il nome è una predestinazione, allora oggi io e Alessandra saremmo gestori di un wine-bar, il bar Bera!!! A parte gli scherzi, l’unica predestinazione è che nella nostra famiglia negli ultimi ottocento anni abbiamo sempre e soltanto fatto i contadini, coltivato vigne e fatto vino. E negli ultimi duecentocinquanta sempre nello stesso posto dove siamo oggi. Essendo un bel posto, era difficile fare altro!

2. La tradizione del Moscato a Canelli

Una tradizione antica, il Moscato si coltivava qui già nel medio evo. A partire dal XVIII secolo nacque il Moscato d’Asti come oggi lo conosciamo, e cioè dolce, profumato e frizzante. Canelli fin da subito divenne l’epicentro della sua produzione, grazie alle perfette caratteristiche del terreno, del clima e dell’esposizione. Un tempo e fino a cinquant’anni fa, tutte le famiglie coltivavano le vigne di Moscato e facevano il vino, con pochissimi mezzi tecnici ma con tanto lavoro e tanta fatica. Oggi la maggior parte preferisce vendere l’uva all’industria trasformatrice, e i vignaioli-vinificatori artigiani sono rimasti pochi. La nostra famiglia è una delle pochissime che non ha mai smesso, negli ultimi duecentocinquanta anni.

3. Dal Ronco Malo al Ronco Matto, una parabola della pazzia del vino e del mondo?    Sicuramente della pazzia del vino: la pazzia positiva che piaceva a Erasmo da Rotterdam. La pazzia del mondo, invece, avrebbe domato e represso il Ronco Matto fino ad annullarlo o a ucciderlo. Ma ha vinto la pazzia del vino, e ha vinto il Ronco Matto!

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